Come nasce “Lo Scacciapensieri”?
Cos’è la Sindrome di Tourette?
Per raccontarti come nasce “Lo Scacciapensieri”, il mio secondo romanzo, devo porti una domanda molto particolare: sai cos’è la Sindrome di Tourette?
Che tu lo sappia o no, te lo dico io. La Tourette è una sindrome di origine neurologica, definita rara e incurabile. Una sindrome che farcisce la vita dei tourettici con tic (fisici, vocali e facciali), disturbi ossessivo-compulsivi, iperattività, carenza di attenzione, e mille altri sintomi.
In pratica i tourettici non stanno mai fermi, sono simpaticamente irriverenti, talvolta provocatori, fissati con l’ordine e la pulizia, introspettivi, lunatici e molto altro ancora, ma sono anche dei sognatori, dei creativi, persone fuori dagli schemi.
Insomma, la Tourette, da un lato “tortura” i tourettici con sintomi che non danno pace, dall’altro, però, regala un quoziente intellettivo, una sensibilità e una creatività nettamente al di sopra della norma.
Da fuori, tuttavia, se non si riescono a controllare i sintomi più disturbanti, si può dare l’impressione di essere pazzi, schizzati, addirittura cocainomani, per via dell’iperattività. Ed è proprio per questo che ho voluto scrivere questo romanzo.
Nel libro questi sintomi e questi doni della Tourette sono presenti quasi tutti. E il lettore si ritrova a fare un viaggio nella mente dei protagonisti, nei labirinti più profondi dell’animo umano, per arrivare a scoprire la parte più vera del proprio essere.
Ho voluto scrivere una storia avvincente, carica di mistero e di enigmi da risolvere, dove i ruoli dei protagonisti si mescolano e dove la verità resta nascosta sino alla fine, ma anche una storia che facesse riflettere. Sia i tourettici che tutti gli altri.
http://www.robertotartaglia.com/
Gianfranco Morciano
Per molti anni ho lavorato con l’autismo e per questo ho seguito ed ho partecipato a congressi, seminari e corsi di perfezionamento. Ho persino partecipato, organizzandolo in parte e intervenendo, al primo congresso internazionale italiano sull’autismo nel 1988*, che ha segnato una svolta importante in Italia per quanto riguarda l’approccio all’autismo. Insomma tanti spazi di confronto, studi e dibattiti su interpretazioni differenti della sindrome autistica, che in buona misura non si sono ancora modificate. In mezzo a tanto dibattere, tanto scrivere e tanto spiegare l’autismo (in questi venti anni sono stati pubblicati migliaia di libri), in mezzo a tanto ripetere e a volte anche tanti noiosi ripetersi, comparvero circa dieci anni fa due testi che, secondo me, brillano fra tutti gli altri per chiarezza e semplicità. Il primo è scritto da un’autistica ad alto funzionamento che si chiama Temple Grandin, il cui titolo é “Pensare in immagini”*. Per quanto riguarda il secondo testo ricordo che ebbi a dire, quando lo lessi, che valeva almeno tanto quanto un buon trattato di neuropsichiatria. Non si tratta però di un testo di carattere tecnico, nemmeno di psicologia o di neurologia, si tratta… di un romanzo, scritto da Mark Haddon e intitolato “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”* .
Ancora oggi ritengo che la lettura di questi due testi sia ampiamente sufficiente, se non a trattare, almeno a capire com’è e come si manifesta l’autismo, tanto che li consiglierei ad ogni genitore che dovesse oggi ricevere per un suo figlio questo tipo di diagnosi.
Si tratta dunque di chiarezza, anche scientifica, che dobbiamo ad una autistica e ad un romanziere.
Da circa dieci anni ho spostato i miei interessi prioritariamente sulla cosiddetta Sindrome di Gilles de La Tourette, l’ho fatto per diverse ragioni. Sicuramente perché mi riguarda personalmente, specie dopo la nascita di mio figlio Giovanni, ma non è questa la ragione principale. Ciò che mi attrae di più di questa sindrome è infatti la maggiore possibilità che essa mi offre per capire le altre, ed anche per provare a “capire” qualcosa di più “della natura umana in generale” (Lurija) .
I tourettici, che condividono con gli autistici alcune manifestazioni, a differenza loro parlano e possiedono un’altissima capacità simbolica. Attraverso il loro pensiero visivo e analogico, verbalizzato, è possibile ricavare informazioni su cosa accade nella mente quando parte una raffica di tic o di movimenti stereotipati, su quando nella mente le immagini o le analogie si sostituiscono al pensiero numerico verbale, sugli antecedenti che preparano la rabbia, sulle fissazioni ossessive e sulle fobie, sulle compulsioni creative e su quelle distruttive, insomma su di un modo di vedere e vivere il mondo che, pur presente in parte nelle persone normali, trova in alcuni quadri sindromici la sua massima estrinsecazione. Studiare e lavorare con la Sindrome di Tourette ha prodotto messi molto generose, tanto di quel materiale che ha bisogno ancora di molto tempo per essere sistematizzato e pubblicato….ma stiamo arrivando. Nel frattempo, come fu per l’autismo, anche questa sindrome sta diventando di “moda”, tant’è che la sua diagnosi e le pubblicazioni incalzano, si tratta per lo più di pubblicazioni “mediche”, volte cioè a vedere nei Tic il problema principale, da rimuovere come una qualunque malattia. Ma i Tic non sono che una piccola parte della punta dell’iceberg della Sindrome di Tourette, il prodotto finale di una fenomenologia complessa sotterranea che non può essere ridotta ad ipotetici danni localizzati, essa unisce fenomeni percettivi sensoriali a manifestazioni cognitive ed esistenziali , impedisce la separazione tra genio e follia, tra creatività e patologia, e mostra come processi organici e psichici si influenzino reciprocamente senza possibilità di puntualizzazione degli eventi , ad esempio di separazione delle cause dalle conseguenze. Per questo la figura preferita dei tourettici è la spirale.
Quando il protagonista del romanzo di Tartaglia sedendosi nell’auto si appropria dello spazio strofinando la schiena sul sedile sta facendo qualcosa di specificamente tourettico, lo fa anche quando “viaggia” in visioni e fantasie durante le normali attività, lo stesso quando trova l’analogia tra l’espressione di un viso e la portiera di un’auto incidentata o quando vengono rimuginate per anni, come in un loop senza fine, musiche, brani melodici o sequenze visive di una vecchia storia d’amore perduta.
Penso che con questo romanzo Roberto Tartaglia abbia fatto per la Sindrome di Tourette ciò che Mark Hoddon ha fatto per l’autismo, in questo testo è possibile trovare un’ampia gamma di manifestazioni tourettiche e si fa giustizia di alcuni luoghi comuni che da tempo ci assillano. E’ possibile, grazie a Tartaglia, ora entrare nella dimensione unica e particolare di chi vive questa sindrome in tutti i suoi aspetti.
Leggere i due romanzi uno dopo l’altro, quello di Tartaglia e quello di Hoddon, potrebbe essere, tra l’altro, estremamente interessante per cogliere importanti differenze ed analogie tra le due sindromi, e non solo tra queste.
Nel 2007 ho fondato, insieme ed altri, AST-SIT (Associazione Sindrome di Tourette “siamo in tanti”) con lo scopo dichiarato di dare una diversa rappresentazione della sindrome e, quando servono, anche sperimentare e indicare diversi percorsi di cura, cioè non di attacco al solo tic. Non so se siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo o quanto ne siamo distanti, ma per quanto mi riguarda trovare in questo romanzo molte delle cose che abbiamo evidenziato della sindrome in questi anni, compreso i punti di forza, mi ripaga almeno in parte delle tante fatiche e delle non poche delusioni di questa prima parte del nostro percorso.
- G.Morciano in “Autismo, problema umano emergente” atti del convegno internazionale Palazzo delle Stelline, Editi a cura di ANFFAS Milano 1988
- “La Sindrome di Tourette e le altre sindromi” atti del seminario internazionale indetto da AST-SIT del 2008, pubblicazione in DVD a cura di AST-SIT
- Simple Grandin “Pensare in immagini” Edizioni Erickson
- Mark Haddon “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” Edizioni Einaudi
POESIA