L’interpretazione equivoca dei tic
A cura di Gianfranco Morciano
(Responsabile staff scientifico)
Dunque, è ormai noto ai ricercatori che la Sindrome da Tic singoli, multipli e complessi, detta anche Sindrome di Tourette (dal nome del suo scopritore che già ipotizzò un’origine neurologica del disturbo) si origina da un’anomalia del funzionamento del sistema della neuro-trasmissione, con particolare riferimento a quella dopaminergica.
Le ricerche, alcune già segnalate sul nostro sito, individuano fra le altre possibili anomalie, l’eccitabilità di alcuni recettori e la mutazione di alcuni geni.
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L’origine organica e genetica del disturbo (che non è detto che ci sia, in quanto un disturbo c’è quando viene percepito come tale) si spiega anche con:
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La percentuale di incidenza della sindrome sulla popolazione, sufficientemente regolare a livello planetario (5-10/su 1000);
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Il rapporto fisso di circa 8 maschi ogni 10 soggetti con tourette;
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La componente ereditaria, cioè la presenza del problema in altri membri della filiera familiare, anche non direttamente conosciuti, e l’incidenza del sintomo anche tra gemelli separati precocemente;
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L’esordio a volte molto precoce (fin dai primi giorni di vita);
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La presenza dei tic anche in altre specie animali in cattività (es. il cavallo);
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L’inducibilità della manifestazione ticcosa in soggetto normale attraverso la modificazione del sistema dopaminergico o dei suoi antagonisti;
Cosa significa riconoscere l’eziologia organica? Ed ancora più importante, cosa “non significa”?
Significa :
Significa che ci sono fattori nel sistema nervoso extrapiramidale (non controllato dalla coscienza) che predispongono alla patologia. Significa riconoscere che l’organo cerebrale, come tutti i prodotti di un millenario processo di selezione naturale e di organizzazione neuro-genetica ed epi-genetica, può avere dei difetti di funzionamento come tutti gli altri organi del nostro corpo, e ciò anche indipendentemente dall’uso che noi ne possiamo fare (di quell’organo).
Non significa :
L’origine organica della manifestazione ticcosa, toglie significanza a tutte le interpretazioni psico-patologiche che per tanto tempo, troppo, hanno rappresentato l’unica spiegazione dell’origine del disturbo, secondo la lettura che ne avevano dato prima Charcot e poi Freud, la quale attribuiva le manifestazioni ticcose esterne ai conflitti inconsci interni. Lettura per altro non condivisa da Gilles De La Tourette.
Ancora equivoci? Non dovrebbero essercene, eppure…
Mentre lo studio della base organica del disturbo, che solo le moderne strumentazioni della ricerca genetica e neurofisiologica cominciano ad indagare, non é ancora riuscito a mettere a punto un protocollo di cura, magari articolato, ma sufficientemente generalizzabile, accade purtroppo che continuano ad imperversare inutili quanto dannose proposte di psicoterapia che invece all’origine psicopatologica della sindrome si rifanno. Questo pare soprattutto in Italia, dove i bambini o i soggetti adulti con TS vengono ancora inviati dallo psicologo per “capire quale disagio interiore” si traduce nell’esteriorità dei tic. Da questo invio si dipartono spesso lunghe quanto inutili psicoterapie individuali e familiari, che altro non fanno che aggiungere al problema organico il dubbio, e quindi il disagio psicologico, che ci sia qualcosa di malato nella psiche del soggetto in difficoltà o nelle sue relazioni familiari, aggiungendo così danno al danno.
Visto che le scoperte più recenti, che hanno dato nuova spiegazione della Sindrome, sono state fatte in contesto sanitario, potremmo pensare che proprio in questo contesto dovremmo essere al riparo da fantasie interpretative intrapsichiche, ma non è così.
Purtroppo la cornice sanitaria non è sufficiente a tutelarci, residui di quelle vecchie interpretazioni cliniche le troviamo ad esempio nel testo del neurologo Mauro Porta (“I Tic”), il quale lascia intendere che dietro ad ogni tourettico possa esserci una madre rigida, magari anaffettiva e disturbata (un evidente eco delle interpretazioni freudiane, già usate per spiegare ad esempio l’autismo). Forse un buon neurologo il Porta, ma che mi sembra essere ancora convinto che la psicologia sia sinonimo di psicanalisi freudiana. Diciamo poco aggiornato in psicologia.
Una chicca di questa vecchia ossessione clinico-interpretativa, che si caratterizza a mio parere per l’abitudine ad adattare l’utente alla teoria e non il contrario, la troviamo in un articolo della rivista “Sapere & Salute” a firma di Laura D’Orsi, la quale, dichiarando di essersi basata sulla consulenza della Dottoressa Luisa Merati (psicologa clinica dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Milano) e del Dottor Mauro Porta (Unità Operativa di neurologia, policlico S. Marco Zingonia), arriva a sostenere che i Tic “sono la spia di un disagio interiore” e che è “assodato (sic!) che i Tic sono la “manifestazione di una tensione psicologica” tant’è vero che “è possibile collegare il tipo di gesto (ticcoso ndr) che si compie ad un particolare problema” interiore.
Nell’intervista presente in questo articolo la dottoressa Merati spiega che “in generale la maggior parte delle persone che soffrono di questo disturbo ha delle norme interne molto rigide e si vieta di esprimere pensieri o sentimenti in altro modo” ecco dunque pronta la spiegazione clinica della Sindrome di Tourette: le regole interne rigide, magari trasmesse dalla madre.
Ora, uno si domanda: ma a quali regole interne rigide dovrebbe rispondere un bambino che a pochi giorni dalla nascita già manifesta l’emergere di una organizzazione gestuale ticcosa?
Ma che importa farsi domande, importa di più confermare dei pregiudizi, dei modelli teorici preconfezionati, persino fino ad arrivare, a mio parere, al ridicolo.
Dalla pomposa interpretazione che scomoda le teorie psicologiche più nobili e complesse, ecco il parto del topolino, che a quanto dice la giornalista, sembra proposto dalla Merati (leggi, leggi, caro tourettico alla ricerca di una via d’uscita):
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TI MANGI LE UNGHIE PAROSSISTICAMENTE? Hai un sentimento rabbioso ingabbiato.
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TI STACCHI LE PELLICINE INTORNO ALLE UNGHIE? Hai l’impulso positivo di fare qualcosa ma il tuo inconscio te lo impedisce perché lo giudica negativo.
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TI ARROTOLI I CAPELLI NERVOSAMENTE? E’ un tic regressivo, che rievoca il bisogno di essere cullati dalla madre. Ma non solo, è anche il tentativo di respingere pensieri che si considerano inaccettabili.
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HAI IL TIC AGLI OCCHI? E’ un movimento causato dall’inconscio ed il suo riferimento profondo, udite udite, sta “nel non voler vedere qualcosa o qualcuno”, geniale no?
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HAI IL TIC AL COLLO E LO STORCI DI SCATTO GIRANDO LA TESTA? “Corrisponde al rifiuto di affrontare una determinata situazione, come un conflitto irrisolto dentro se stessi” …da cui naturalmente volete distogliere lo sguardo!
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HAI IL TIC DELLA DEGLUTIZIONE CONTINUA? Probabilmente, dice sempre la Merati, hai “qualcosa di difficile da mandare giù” e qui in effetti immagino che molti tourettici stramazzino al suolo colpiti da tanta originale illuminazione.
E sapete dove va a sbarcare, lungo questa strada l’articolo quando deve arrivare a proporre una cura? Indovinate un po’? Già, alla solita, desueta, scontata, psicoterapia del profondo… sì quella stessa su cui centinaia di voi tourettici avete inutilmente dilapidato risorse economiche, tempo e soprattutto speranze.
“Così” dice sempre la nostra psicoterapeuta, il paziente attraverso la sua cura “cerca di focalizzare la vera causa del disagio. Così il sintomo, cioè il Tic, perde di significato e non ha più ragione d’essere”.
Tic? Tac, scomparso! Et voilà.
Poi, evidentemente preoccupata di essersi dimenticata di qualcosa, la giornalista aggiunge “a volte può essere utile associare alla psicoterapia anche dei blandi ansiolitici”.
Ecco qua, carissimi frequentatori del nostro sito, vedete alla fine com’è la questione: l’importante è che siano “blandi”, capito? Altro che DBS, biofeedback, aloperidolo, farmaci triciclici, training comportamentale, eccetera, eccetera… con la psicoterapia dell’inconscio solo “blandi ansiolitici”.
L’articolo si conclude con gli indirizzi a cui un tourettico può rivolgersi: quelli delle due cliniche citate naturalmente.
Chissà, magari qualcuno di voi avrebbe anche bisogno di scrivere al Direttore Scientifico della rivista “Sapere & Salute”, che è distribuita gratis nelle farmacie, cosa che rende il fatto a mio parere ben più grave, perché le persone che raccolgono una rivista sanitaria in un contesto sanitario credono di trovarvi il meglio della ricerca scientifica più avanzata.
Ed è un peccato perché di solito questa rivista è una buona rivista, peccato che questa volta abbia contribuito a rinforzare un pregiudizio sociale che tanta sofferenza porta ai tourettici. Mi riferisco all’idea che i loro tic siano originati da un malattia psicologica, da un disturbo profondo dell’identità, dell’essere, degli equilibri psichici. Persone da evitare alla fine, o che non sono mai quello che si vede o quello che dicono di essere.
Il nostro sito è nato per portare conoscenza sociale nuova, non potevamo non denunciare questo articolo… e queste cure.
La rivista è “ Benessere & Salute ” , l’articolo in questione intitolato “ i gesti dell’anima ” (sic!), è stato pubblicato sul n° 48 dell’anno 9 della rivista (marzo 2004).
Direttore Responsabile è il Dott. Matteo Novello, Via G.Uberti, 37 – 20129 Milano
Tratto da un post sul nostro Forum :
…povero Mozart! (grazie a Elena76)
Cari amici del sito… nonostante mi abbiate depennato alla prima lettera ci riprovo lo stesso a scrivervi! (scherzo… capisco perfettamente i motivi che vi hanno portato a cancellare tutti gli scritti relativi a “neurologist” …VI PERDONO!). Oggi sono incredula e un poco demoralizzata. Ho comprato la rivista “Mente e Cervello”, una rivista di psicologia e neuroscienze (!!) che di solito leggo con piacere, e ho trovato un articolo intitolato “Mozart, l’eterno bambino”: so che la maggior parte di voi avrà già capto tutto quel che vorrei dire… ma lo scriverò lo stesso!
L’autore dell’articolo, Vittorino Andreoli (direttore del Dipartimento di psichiatria di Verona-Soave, membro della New York Academy of Scienze e presidente onorario del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Associaton) prende in esame proprio il linguaggio del nostro amico Mozart, che definisce “infantile, con un riferimento continuo ad una parte del corpo”. Già, perché pare che “il genio” avesse, nei suoi scritti, una particolare fissazione per le parole “cacca, culo, merda, cacare… etc.” per tanto la diagnosi: “un bambino/adulto, ancora nella fase anale dello sviluppo sessuale”. Già, avete capito bene!
Andreoli, riferendosi a una lettera scritta alla cugina, spiega che “questo linguaggio e questa licenza potrebbero far pensare a una relazione con la cugina, con cui è certo che ci siano stati giochi erotici quando Mozart viveva nella casa dello zio paterno. Ma lo stesso atteggiamento si ritrova nelle lettere alla madre” (…ma va?! Chissà come mai …questa cosa mette in crisi la teoria!). Parlando di un brano il cui titolo tradotto risulta essere “Leccami ben bene il culo, lustralo a puntino”, l’autore dice: “Quando lo scrive Mozart ha 26 anni, ma questo comportamento verbale copre tutto l’arco della sua esistenza, a dimostrazione che occupa una posizione strutturale nella sua personalità” …e dunque dove vanno ricercati i problemi? “Wolfgang ha certamente passato un’infanzia strana” e te credo (penso io) …chissà che tics aveva e come veniva denigrato… (ma invece no, la spiegazione è un’altra… preparatevi!). “Non frequenta una scuola e non ha una vita di relazione con altri bambini […]. Il suo interlocutore è il padre, che proietta sui figli (…maledetto! È colpa tua!) il desiderio di un successo che egli non ha raggiunto”. E già… ma non è finita. “L’abilità musicale contribuirà a espropriarlo di una fanciullezza che ricercherà per tutta la vita rimanendo un bambino (…capito ora? Altro che Tourette!). Il linguaggio verbale ritmico esprime un bisogno di relazione infantile (stadio orale e anale). Certo egli entra anche nella fase d’organo, dati i sei figlioli che ha generato (…chi glielo spiega il rapporto dei tourettici col sesso?!?!), ma vi si mescolano sempre le valenze infantili (…e già…proprio così!)”.
La conclusione dunque: “Mozart è un grande bambino che non ha saputo vivere in un mondo adulto di cui non ha mai capito niente” . L’autore fa anche riferimento a una diagnosi che venne fatta da Peter Davis nel 1987 di “depressione bipolare”; questa spiegherebbe l’altra faccia della medaglia: le composizioni con una pronunciata melanconia. Il 7 luglio 1791, pochi mesi prima della sua morte, Mozart scrive a Costanza (sua moglie): “non posso spiegarti la mia sensazione, è un certo senso di vuoto, un certo anelare a qualcosa che non viene mai soddisfatto e di conseguenza non smette mai, continua sempre, anzi cresce di giorno in giorno…” . Povero Mozart…
Caro Andreoli : è proprio sicuro che non fosse il mondo a non aver capito niente di Mozart?
Ciao a tutti… consiglio a tutti di comprare la rivista; vi sono riportati alcuni scritti di Mozart, un adorabile tourettico!
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